Pubblichiamo l’articolo del nostro Presidente Nazionale, don Isidoro Mercuri Giovinazzo pubblicato sul Corriere della Valle – Courrier de la Vallée d’Aoste, il settimanale d’informazione della Diocesi di Aosta.
«Nei mesi scorsi, Il Cardinale Arcivescovo Metropolita Crescenzio Sepe aveva rivolto un accorato invito al mondo socio–sanitario domandando a tutti i Presidenti Nazionali, di Associazioni Cattoliche Sanitarie, radunati nel Forum Sociosanitario Italiano, di presenziare ai festeggiamenti partenopei, portando l’olio che farà ardere la lampada, posta accanto alle reliquie del santo, lungo tutto il corso dell’anno 2021. Il Prof. Aldo Bova, Presidente del Forum Nazionale Sociosanitario e medico napoletano, si è dato un gran da fare per la raccolta dell’olio, ottenendone in dono, ben oltre 250 litri.
A rappresentare, in devota preghiera, tutti i benefattori che hanno contribuito all’offerta dell’olio è stato Il Dott. Lacaita Pietro.
Il Forum delle Associazioni socio sanitarie è costituito da tanti cuori uniti ed impegnati, grandi per spirito, per finalità, per operatività e per numero di aderenti.
Nella solenne celebrazione vigiliare dei primi vespri erano presenti autorità civili, amministratori delle strutture sanitarie e molti amici del mondo socio–sanitario, venuti da ogni parte d’Italia. È stato espresso particolare affidamento a San Gennaro per chiedere protezione all’Italia, contro l’epidemia da Coronavirus. Fra i tanti medici ed operatori sanitari, sono stati incaricati di portare l’olio, sull’altare del Duomo di Napoli, il Prof. Aldo Bova, Presidente del Forum Nazionale Sociosanitario, il Prof. Filippo Maria Boscia, Presidente Nazionale dei Medici Cattolici e don Isidoro Mercuri Giovinazzo, Presidente Nazionale dell’Associazione Italiana di Pastorale Sanitaria, giunto dalla Valle d’Aosta per onorare i tanti cappellani ospedalieri italiani che, nella fase acuta della malattia, si sono prodigati nelle corsie degli ospedali, taluni fino al dono della loro stessa vita. Erano inoltre presenti all’orazione il Prof. Piero Uroda, Presidente Nazionale dei Farmacisti Cattolici, il Prof. Francesco Vaia, partenopeo e Direttore sanitario dello Spallanzani.
In questi ultimi tempi abbiamo vissuto una vicenda davvero complicata, dovuta all’epidemia da Coronavirus. Una situazione imprevista ed imprevedibile nel suo modo di sorgere, di svilupparsi e di diffondersi, con risvolti nel campo della salute ed in termini consequenziali, sulle famiglie, sul mondo socio– economico, sulla politica, sulla cultura, sull’organizzazione della società e sulla vita religiosa. Tale vicenda ha generato grave disorientamento, sorpresa, incertezza, paura, panico. Panico, perché ci siamo trovati dinnanzi ad una realtà non conosciuta nella sua origine, strutturazione e diffusione. La non conoscenza di un male che dilaga, provoca inevitabilmente danni nella psiche, nelle normali dinamiche sociali, formative, lavorative economiche e finanziarie. Il nostro popolo è rimasto fermo per un lungo periodo, chiuso in casa, senza relazioni, e con tantissime attività completamente bloccate. La comunità scientifica ha cercato, fin da subito, di capire la dinamica della patologia,cercando il modo di curarla, di prevenirla e di evitarla. Sono state largamente impiegate terapie già conosciute e ne sono state studiate di nuove, che consentissero di attenuare i danni anatomopatologici e anatomofunzionali di una moltitudine di malati. Con estrema cautela e tanta paura gli operatori sanitari hanno comunque continuato a stare a fianco dei pazienti, affrontando “il mostro” ogni giorno.
Da questa triste epidemia, nel nostro paese, abbiamo avuto ben 290 mila contagiati, 215 mila guariti, 35.600 decessi.
Una tempesta che ci ha fatto certamente comprendere che non siamo isole, ma siamo tutti interconnessi a livello planetario e nessuno si salva da solo.
Non possiamo dimenticare il commovente momento, che ha visto tutto il mondo cattolico unito al proprio Pontefice, lui che in Piazza San Pietro, in completa solitudine, chiedeva a Dio di tutelarci e di liberarci da questa pandemia.Da solo davanti al crocifisso, come a ricordarci che chiunque voglia seguire il Signore deve prendere la propria pesante croce ed andargli dietro, amandolo con carità fraterna. Bisogna dunque creare una mentalità di “filocalia”, amore per l’altro, opposta alla cultura della “filoautia”, amore per sé stessi. Bisogna sviluppare un criterio ed un “modus vivendi” di solidarietà e sussidiarietà, comprendendo che è indispensabile unire tutte le forze, per ricercare il bene comune, ottenendo così una salute davvero più equa per tutti. Dobbiamo comprendere che nessuno si salva da solo! Il rispetto e la tutela umana,specialmente dei più fragili e dei più deboli, il rispetto per l’ambiente che ci circonda, è davvero indice di autentica civiltà. Il mondo sanitario deve ribellarsi alla mentalità autoreferenziale e divenire prossimo alle persone, intercettando i bisogni dei più piccoli. Occorre creare una medicina “ad personam” lo standard non è sufficiente, non tutela tutti».