Il convegno dell’Associazione italiana di Pastorale sanitaria (Aipas) di quest’anno «Le cose di prima sono passate ne sono nate di nuove» (Assisi 10-13 ottobre) ha intrecciato i percorsi di ospedale, parrocchia e territorio, aprendo un dialogo sinodale per chi soffre. Sono emersi molti elementi costruttivi riguardo alla sinergia, che rende davvero universale l’operato di molti professionisti e volontari, nel vasto mondo della salute e della malattia. Particolarmente evocative sono state le testimonianze di un direttore generale ospedaliero, un sacerdote cappellano ospedaliero-parroco e un medico impegnato sul territorio. Abbiamo compreso come queste pastorali settoriali riferite al mondo sanitario debbano camminare sempre più sul medesimo binario per essere incisive, forti e durature.
Le cose ‘nuove’, che vanno prendendo forma nella pastorale sanitaria riguardano certamente gli atteggiamenti sempre più umanizzati che contrastino una eccessiva medicalizzazione, un tecnicismo esasperato e una digitalizzazione troppo impersonale che vada a discapito di una buona relazione umana di aiuto e di ascolto del paziente di cui c’è sempre tanto bisogno.